L'ingiustificata estromissione dei tennisti russi e bielorussi dalla partecipazione al torneo di Wimbledon
La Barbera Roberto sport 1492
Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina comprensibilmente ci siamo schierati dalla parte del popolo invaso, gli ucraini, la cui sovranità nazionale è stata violata dal leader sovietico Putin in maniera ingiustificata e, soprattutto, lasciando una traccia indelebile nelle nostre menti relativamente all'efferatezza delle scene di guerra documentate, ormai dichiarate crimini di guerra.
Il nostro senso di umanità, il nostro volere a tutti i costi la pace, però, penso che ci stia portando a distinguere in maniera non lucida e forzata i "buoni" e i "cattivi", così da portarci a conclusioni che spesso fanno di tutta un'erba un fascio. Con questo intendo dire che qualsiasi evento o manifestazione al di fuori della guerra non può essere vista con un'identificazione nazionale; prima di tutto siamo individui.
Da qualche settimana è stata pubblicata la notizia che i tennisti russi e bielorussi sono stati estromessi dal partecipare al torneo londinese di Wimbledon, uno dei più importanti se non il più importante torneo di tennis al mondo. Una scelta francamente troppo discriminatoria e stupida se si pensa che tutti i tennisti appartenenti alle due nazionalità si sono dichiatrati contrari alla guerra in atto. Proprio perché lo sport così come la cultura rappresentano fulcri dell'unione tra i popoli, non è il caso di creare altri attriti o contrasti in mondi che rappresentano valori di unione, pace, amicizia e sana rivalità. Come ha sottolineato qualche giorno fa nel TG1 delle ore 20:00 l'ex campione italiano del tennis Adriano Panatta: "avrei potuto capire tutt'al più questa esclusione in un torneo come la Coppa Davis, in cui competono le nazioni, ma in un torneo come quello di Wimbledon no. Tra l'altro, questo è il lavoro di questi sportivi ed è assurdo non consentire a queste persone di fare il proprio lavoro".
Sono pienamente d'accordo con questa dichiarazione di Panatta e quello che è importante rimarcare è proprio il fatto che questi comportamenti sanzionatori alle spalle di atleti sportivi, che non hanno nulla a vedere con i tragici giorni che viviamo, non fanno altro che creare ulteriori cicatrici, che inequivocabilmente si ripercuoteranno nello spettacolo dello sport. Infatti, loro non lo dimenticheranno di essere stati esclusi ingiustamente da una competizione che li riguarda e prima o poi, non appena gli animi si scalderanno, anche per futili motivi, questa rabbia inesplosa verrà fuori con le conseguenze del caso. Ad ogni modo, essendo un appassionato di questo sport, mi sento di dire che uno spettacolo in cui mancano tutti gli attori è uno spettacolo "mutilato".
La cosa che mi fa più sorridere è la clausola con cui questi atleti potrebbero essere ammessi a competere al Torneo se ci fosse un "cessate il fuoco", insomma la fine delle ostilità tra Russia e Ucraina. Quindi, se non ho capito male, l'organizzazione del torneo, che poi è dettata da una volontà nazionale, si aspetta che con questa mossa strategica lo spietato Putin possa impietosirsi e fare marcia indietro... da pazzi pensarlo!
Forse, prima di salire in cattedra ed elargire sentenze con estrema facilità, in cui decidiamo chi o che cosa, dovremmo riflettere sulle ripercussioni che certe scelte hanno sulle persone e poi sull'intera società. Evidentemente i fatti che riguardano tutti i guai del mondo: guerre, riscaldamento terrestre, inquinamento ecc ancora non riescono ad insegnarci qualcosa di buono per fare un passo avanti verso un equilibrio più giusto ed evitare di fare un passo indietro che ci porta sempre ai nostri purtroppo maledetti punti di partenza.
Spero che questa decisione possa decadere, senza se e senza ma, prima dell'inizio del torneo e insieme a questa possa iniziare il processo di ricostruzione per la pace a cui tutti gli individui di buona volontà ambiscono.