Il monopattino elettrico simbolo di mobilità, pericolo e "decoro" della nostra città


palermo 695
Uno dei tanti monopattini per terra in città
Uno dei tanti monopattini per terra in città

A volte credo che la nostra città non sia idonea o “pronta” a poter integrare alcuni servizi che, invece, sembrano ben consolidati in altre città d’Italia o d’Europa. 

La responsabilità di tutto ciò, purtroppo, è soltanto nostra.

Da quando c’è stato l’avvento dei monopattini elettrici, simile all’invasione delle cavallette, sembra che in città regni il disordine, più di quanto non ce ne sia stato prima.

Infatti, come penso vi sarà capitato, trovate questo avveniristico mezzo di trasporto ovunque, anche in angoli dispersi e abbandonati della città in cui vi chiederete: «ma chi si è fermato qui?». È proprio qui, nel loro stato di stazionamento, i poveri mezzi abbandonati sembrano invocare pietà e aiuto ai passanti che scorgono la loro presenza. Capita di vederne alcuni lasciati sporgenti nelle corsie di marcia delle carreggiate stradali, alcuni parcheggiati a spina di pesce nel bel mezzo delle piste ciclabili, altri sdraiati per terra e qualcun altro, come documentato dai giornali, anche in fondo al mare.

Ultimamente, durante una passeggiata in centro città, mi sono imbattuto in uno dei tanti monopattini atterrati dalla bruta forza umana (visto che le condizioni atmosferiche a Palermo alla data di questo articolo sono ancora estive, per cui è improbabile imputare la causa al maltempo), tipica dei teppistelli della nostra città o comunque di gente poco civile. La foto è quella visibile in copertina e, naturalmente, con passeggino a seguito ho dovuto deviare il mio percorso, ormai a ostacoli.

Abbiamo speso ore della nostra vita in lezioni di educazione civica, in corsi di formazione e/o proteste in piazza per l’accessibilità migliore delle nostre città, soprattutto a favore dei portatori di handicap; ma niente, proprio non ce la facciamo, per noi è giusto che questi stiano a terra in prossimità della rampa del marciapiede come a voler sbarrare la strada a pedoni, passeggini e carrozzine. Quanto appena descritto è successo qualche settimana fa proprio nel marciapiede di fronte al Teatro Politeama di Palermo, con tanta gente che passeggiava per le vie del centro storico.

Come per tutto il resto, il nostro principio, sempre "sbagliatissimo", è implementiamo e poi eventualmente regolamentiamo. Quindi, dopo che gli utilizzatori dei monopattini sono finiti in ospedale o vi hanno mandato qualcuno, il nostro Paese ha deciso di introdurre i limiti di età, di velocità, l’obbligo del casco per i minorenni e tanto altro. Personalmente ritengo che questo veicolo sia piuttosto pericoloso, soprattutto perché, camminando per strada, dovresti almeno conoscere il codice della strada, e oggi sono tante le notizie di continui incidenti causati dai fruitori del leggerissimo due ruote ai danni di pedoni e di se stessi. Ma non per questo dobbiamo eliminare un servizio, che mi rendo conto rappresenti comodità, innovazione e soprattutto sostenibilità.

Continuando nel processo del "dopo regolamentiamo", mi chiedo se non sia il caso di dare anche decoro alla nostra città, che già non versa in uno stato di grazia. Sarebbe necessario installare delle rastrelliere o delle stazioni in tutta la città dove prendere e lasciare i monopattini. Mi direte che questo servizio nasce ed è capillare per essere proprio così, prendi il monopattino da una parte e lo "butti" dall’altra. Vero, ma ancora non siamo in grado di gestirlo così per come nasce.
È come se per noi serva sempre una misura in più rispetto a tutto il resto del pianeta, perché non riusciamo a integrare il nostro modo di essere con un nuovo servizio. A titolo d’esempio, e chiudo così, voglio farvi notare che la nostra città rispetto a molte altre ha le linee del tram delimitate da muretti con ringhiere, cosa che è raro a vedersi altrove. Ma noi ne abbiamo di bisogno, perché anche con queste protezioni riusciamo a finirci sotto con la nostra automobile.

Commenta questo articolo

Tutti i campi sono obbligatori.